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Anna Karenina di L. Tolstoj – Complimenti e critiche

È stata un’avventura ascoltare un audiolibro di 42 ore e 25 minuti. Sono contenta di averlo ascoltato invece di leggerlo, perché la narratrice Anna Bonaiuto ha reso tutto più scorrevole e comprensibile. Non che il libro sia difficile da leggere, infatti ho trovato lo stile di scrittura fluido, senza frasi troppo complicate e molto evocativo. Mi riferisco invece alla facilità con cui affronta concetti complicati presentati oltre la storia e la trama. Lo scrittore spesso si dilunga in questioni filosofiche e sociali che, per quanto mi riguarda, sono più semplici da assimilare quando sono narrate rispetto alla lettura. Inoltre, stiamo parlando di un libro di oltre mille pagine, e una buona narrazione lo rende sicuramente più accessibile.

Non ho mai trovato noioso il libro, è lungo ma il necessario. Non critico nemmeno le divagazioni occasionali su questioni specifiche al di fuori della trama principale, come quelle sull’agricoltura, la guerra e soprattutto la religione. Credo che uno scrittore debba utilizzare i suoi libri per esprimere le sue idee attraverso i personaggi. Solo così può inserire se stesso nella narrazione e rendere il libro vivace, potente e degno di nota.

Sono rimasta sorpresa dal fatto che, nonostante Anna Karenina sia la protagonista, il tempo che trascorre “sul palcoscenico” non è così lungo come ci si aspetterebbe. Nonostante sia protagonista, i personaggi che le ruotano attorno hanno una rilevanza altrettanto significativa, e molte pagine sono dedicate alle loro storie. Considerando che Anna Karenina è un grande classico della letteratura, non mi soffermerò sui complimenti, già stati fatti da molti. Ho notato anch’io la grandiosità di quest’opera; ogni personaggio mi è rimasto impresso con affetto. Dopo molte ore di lettura, iniziano a sembrare persone conosciute e vivere le avventure insieme a loro è un’esperienza unica che solo i libri scritti in modo eccellente possono offrire.

Anna è il fulcro della storia, non solo la sua ma anche quella delle persone che la conoscono. Non sono solo figure periferiche, ma personaggi importanti che le fanno da contrappeso e non sono necessariamente in sintonia con lei. Sono rimasta sorpresa dalla conclusione del libro, che si focalizza su un personaggio, Levin, dopo la fine di Anna. Secondo Wikipedia, Levin rappresenta l’autore stesso. Non ho le competenze per discutere di questo o di altri concetti che ho letto su Wikipedia, come la critica all’ipocrisia della borghesia russa. Tuttavia, ho notato quanto questo personaggio fosse importante. Anche se secondario, è Levin che esprime i pensieri filosofici, sociali e culturali cari all’autore. Più volte ascoltiamo i suoi ragionamenti, e la sua storia è descritta in maniera altrettanto accurata e significativa come quella di Anna.

Ho trovato molto affascinanti le scene dinamiche, come quella del ballo iniziale che coinvolge Kitty, Anna e Vronskij. Quella scena è un capolavoro; la visualizzo meglio di un film, con persone che volteggiano e danzano, i loro sguardi, i tessuti dei loro vestiti, le luci e le emozioni. Un’altra scena memorabile, seppur disturbante, è quella della gara di cavalli a cui partecipa Vronskij. Anche questa è stata descritta magistralmente, sembra quasi di vederla. Le parole sono calibrate e precise, non ce ne sono troppe ma ci sono tutte quelle necessarie per visualizzare la scena. Il libro è fortemente evocativo, riusciamo a immaginare i personaggi e soprattutto le scene in cui si trovano, descritte con precisione.

Tuttavia, riguardo a quella gara, ho trovato molto difficile accettare la morte del cavallo che, sbagliando un ostacolo, cade, si azzoppa e viene abbattuto. Da amante degli animali e in particolare dei cavalli, detesto queste scene. Indipendentemente dal fatto che sia un capolavoro della letteratura, se un cavallo muore in questo modo, il mio gradimento dell’opera si abbassa. Questo gradimento ha subito un ulteriore calo a causa delle ripetute scene di caccia. Levin ama la caccia e probabilmente anche lo scrittore, dato che le descrive con tanta precisione. Queste scene sono lunghe, fastidiose e per me insopportabili.

Un’altra scena che mi ha colpito è la tempesta finale. Anche in questo caso, ho avuto l’impressione non solo di vederla, ma anche di farne parte. Nonostante il libro abbia più di cento anni, le sensazioni, le emozioni e i fatti riportati sono tuttora noti a tutti. Purtroppo, anche in questo caso, un fulmine colpisce una quercia e la abbate. Sarebbe stato meglio se non fosse successo!

Il libro si dimostra attuale poiché il finale filosofico presenta Levin che riflette sulla vita, sulla religione e sulla necessità di evitare la guerra, un concetto più che mai rilevante oggi.

Riguardo alla protagonista, ho delle riserve. In fondo, si tratta di una donna isterica che perde la ragione al punto da non poter più sopportare di vivere a causa di un uomo. Se per altri aspetti il libro può essere considerato attuale, in questo risulta avere una visione della donna piuttosto superata, ma forse non troppo. Anna perde il senso della realtà, tormentata dalla gelosia e dai sensi di colpa. Vede difetti nell’uomo che ha scelto per stravolgere la sua vita, difetti che non esistono, altrimenti Vronskij non avrebbe deciso di andare in guerra, incapace di accettare la sua vita una volta persa Anna.

Sebbene il dramma della storia di Anna costituisca il nucleo centrale del libro, non posso ignorare che è stato scritto da un uomo che sembra non apprezzarla, anzi, sembra quasi detestarla per il suo comportamento inaccettabile. Non è inaccettabile il fatto che sconvolga la sua vita innamorandosi, ma piuttosto che, una volta ottenuto ciò che desidera, non riesce più ad apprezzarlo. Da una parte, c’è una certa verità in questo, dato che è comune che gli uomini diventino più distanti dopo l’iniziale fase di innamoramento. Tuttavia, Anna non è riuscita a capire questo cambiamento e si è lasciata sopraffare dalle paranoie, che l’hanno portata in un abisso di pensieri oscuri e tormenti, che le hanno fatto perdere ogni contatto con la realtà. Inoltre, Anna decide di abbandonare anche il figlio. Questo aspetto potrebbe essere difficile da accettare, ma ci sono donne disposte a farlo. Tuttavia, la parte più ostica e difficile da accettare è la sua follia e il tragico destino che sceglie.

Anche se è un capolavoro, ritengo giusto esprimere ciò che non mi è piaciuto. Devo ammettere che lo rileggerò, non subito, ma è una di quelle storie a cui bisogna ritornare ogni tanto.

Citazioni: 

Egli le aveva detto ciò che la sua anima desiderava ma che la ragione temeva.

La guardava come chi guarda un fiore che ha strappato, facendolo appassire, e di cui riconosce a stento l’antica bellezza per la quale l’aveva colto e fatto morire.

Tutto questo nostro mondo è soltanto un po’ di muffa cresciuta su un minuscolo pianeta e noi invece pensiamo che possiamo creare qualcosa di grande, delle idee, delle azioni. Sono soltanto granelli di sabbia.

Conosceva e amava la sua anima, la proteggeva come la palpebra protegge l’occhio, e senza la chiave dell’amore non permetteva a nessuno di entrarvi.

Sotto questo aspetto gli era successo ciò che si dice accada agli ubriachi e la vodka: il primo bicchierino va giù come un palo, il secondo come un falco e dal terzo in poi vanno giù come uccellini.

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