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Topolino 3572: ruffiano! 

Un numero disastroso, non c’è una storia che si salva, oltre alle varie rubriche noiose di cui non ci importa niente.

Il capo si dilunga e si compiace di aver dedicato il numero, sin dalla copertina, al tennista di turno. Siete ridicoli.

Sei pagine sul tennista con cui Topolino fa il ruffiano, che schifo, pagine buttate via ad osannare gente di cui non ce ne frega niente tra le pagine di questo giornale.

Altre sei pagine su Sherlock Holmes, ma perché? Perché Topolino ha queste fisse? Pagine buttate via su argomenti di cui non importa niente a nessuno. Quanto ci scommettete che se si facesse un’indagine, nessuno legge questa roba, vogliamo i fumetti, non le cazzate.

Poi parla del salone del libro, ovvero di tutte le uscite della Panini.

Questo numero si presenta così ruffiano che c’è anche la guida turistica patetica con una storia veramente brutta ambientata alla reggia di Caserta, quel ciclo di storie con cui Topolino rende omaggio ad una città, forse nella speranza di venderci più numeri, ed eccoci alla reggia di Caserta. Ridicolo.

Finalmente sono riusciti a rovinare anche i tutorial di disegno, forse si sono stufati, ma li hanno resi talmente tanto inutili che forse è meglio che lascino perdere, hanno paura di creare dei disegnatori più bravi di quelli che hanno assunto?

Non manca la ridicola agenda settimanale, le barzellette che fanno pena (vi prego, smettete di pubblicare le schifezze che vi manda la gente, sempre con questa indole ruffiana).

Non mancano i giochi per idioti, anche questi non li fa nessuno.

Ci sono anche quattro noiosissime, prolisse e assolutamente inutili pagine sull’archivio storico di Napoli!

Avete dei problemi.

Alla fine, anche altre quattro pagine sui castelli, sempre per sponsorizzare la vendita del gadget.

1

ZIO PAPERONE E IL COACH INCONSUETO

Quanto è brutta questa storia! Era da un po’ che Topolino era libero dal calcio e dallo sport, ma in questo numero è ritornato a fare i vecchi errori, facendo il cascamorto con uno sportivo di cui non ce ne frega niente. È la gazzetta dello sport, questa? No, stiamo leggendo fumetti su Topolino, perché ci devono propinare sei pagine che parlano di questo tennista e dedicargli una storia lunga e noiosa, e anche la copertina? Sempre a fare i ruffiani, fregandosene di chi vuole solo leggere i fumetti veri. Ogni volta che fanno queste storie forzate, poi la trama lascia a desiderare. La storia che parla di una partita di tennis? Ma state scherzando? Tornate in voi, per favore.

2

PIPPO HOLMES IN: UNA SALSA IN ROSSO – Episodio 1 di 2

Ed ecco la parodia di Sherlock di cui non avevamo bisogno.

Cominciamo con i nomi. Tutti modificati in modi che non si riesce neanche a leggerli.

Ratker sarebbe Baker street.

Hudsdog sarebbe Hudson.

Topson sarebbe Watson.

Ma poi Holmes doveva essere Topolino, no Pippo, dai non ne beccate una.

Noiosa, prolissa, disegni sgradevoli… Ma una storia normale non ce la fate a scriverla?

Come se non bastasse, è divisa in due episodi, già è brutta così, spalmarla in due settimane la fa diventare proprio insulsa.

3

ZIO PAPERONE E LA REGALE ISPIRAZIONE

Quackserta? Ma vi rendete conto che non si riesce neanche a pronunciarlo? Raga, se è Caserta chiamatela Caserta, non è che bisogna modificare ogni singola parola! Ecco Topolino che deve fare la guida turistica e questa volta va alla reggia di Caserta per fare il ruffiano, ancora! Come se Caserta avesse bisogno di pubblicità. La storia è banale e con una trama scritta da chi non ha un minimo di idee, ridicola ed imbarazzante. Poi quando cominciano a fare tutti questi nomi modificati non si capisce mai niente, se volete insegnare qualcosa, lasciate i nomi uguali a quelli che sono, altrimenti fate solo casino. Numero disastroso.

4

TOPOLINO E LA SPECTRALIA ANTARTICA – Episodio 3 di 3

Finalmente questa storia assurda, contorta e senza senso è finita, non se ne poteva più. La trama si arrampica continuamente sugli specchi e non sa mai dove andare. I personaggi (a parte Pippo e Topolino) sono brutti, noiosi e ridicoli, non se ne poteva più, finalmente è finita.

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Il primo fiore di zafferano di L. Ibrahim – da evitare

Terribile, patetico e ridicolo. Un libro per lettori con aspettative modeste.

Ho selezionato questo libro casualmente perché era in offerta su Amazon. Subito dopo le prime pagine, ho capito di aver commesso un errore. Nonostante ciò, ho continuato a leggere, scoprendo che la qualità del libro era persino peggiore di quanto mi aspettassi.

La storia è ambientata nell’America del 1800, durante il periodo della schiavitù. Nonostante la mia mancanza di conoscenza storica, non ho mai sentito parlare della schiavitù in modo così blando e superficiale. Un libro del genere, ambientato in un contesto così grave, avrebbe avuto senso se fosse stato scritto da un autore contemporaneo a quei tempi, come Jane Austen, ha reso le sue storie credibili e preziose per comprendere la sua epoca. Invece, questa autrice moderna tenta di immedesimarsi in Elizabeth, una giovane bianca figlia di proprietari terrieri, che si scopre abolizionista.

La storia inizialmente si concentra su Elizabeth, che alla nascita viene affidata ad una balia nera. Questo aspetto avrebbe potuto essere interessante, ma ogni pagina sembrava edulcorare e superficializzare le usanze dell’epoca. Concordo sul fatto che gli autori moderni possono ambientare le loro opere in epoche storiche, ma è rischioso perché se non si conosce il periodo storico, si rischia di apparire ignoranti. Ho avuto l’impressione che non ci fosse un vero studio di quel periodo, ma piuttosto un miscuglio di idee derivate da film e voci di corridoio.

Non ho mai visto schiavi trattati così bene, che amano i loro padroni e sembrano non desiderare altro nella vita che essere schiavi. Certo, a volte si parla di vendere e affittare, ma per il resto, i padroni amano gli schiavi, si prendono cura dei loro figli, li aiutano… È talmente ridicolo che mi faceva ridere leggendolo. La storia non è mai credibile. Non c’è un’azione che, leggendola, potremmo dire che è verosimile. Tutto va sempre per il meglio per Elizabeth, nessuno le mette mai i bastoni tra le ruote e la sua vita procede perfettamente.

Sarebbe potuto essere un libro interessante se fosse stato scritto da qualcuno che ha vissuto o studiato veramente queste cose. Quando si vuole scrivere una storia ambientata in un determinato periodo storico, è importante studiare a fondo quel periodo. Il tema della schiavitù è molto grave e trattarlo in modo così frivolo semplicemente per vendere un libro mi sembra una presa in giro.

In conclusione, un libro banale e prevedibile. Sin dalle prime pagine, si capisce tutto quello che succederà. I personaggi, a parte Elizabeth e la sua balia, sono marginali e non sviluppati. Nemmeno Elizabeth e la balia sono così ben caratterizzati, non hanno nulla di particolare a parte il fatto che una è bianca e l’altra è nera, quindi sono degli stereotipi. Il libro ha momenti detestabili, come una morbosa descrizione dell’allattamento che ho trovato disgustosa e fuori luogo. Alla fine, pagine e pagine su un parto, terribile. L’autrice non riesce a creare un mondo credibile e poi cerca di riempirlo con personaggi vuoti, descrivendo scene di cui non ci importa niente. Un libro che non vale la pena leggere.

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Paperinik 89: niente storie inedite grazie 

Continuo a non capire perché si ostinino a metterci queste storie inedite che secondo loro sono favolose. “Diary of a Wacky knight” da tre mesi ormai rovina la raccolta in quanto come storia è terribile, scritta piccola, noiosa, ripetitiva e senza capo né coda, tenetevela pure e dateci le storie vecchie, quelle che ci fanno sognare, ci fanno stare bene. Quelle inedite se sono inedite c’è un motivo, nessuno le ha volute pubblicare e quindi tenetevele.

1

“Diary of a Wacky knight” capitolo 19: Il folletto fantasma

Perché nell’indice scrivete che è il terzo episodio quando in realtà è il capitolo 19? Ci propinate questo schifo di saga cestinata chissà quando da tre mesi e l’avete iniziata dal capitolo 17, perché continuate a farlo? Veramente noiosa, prolissa con vignette piene di parole e una trama caotica e copiata, non si sa da cosa. Addirittura in una pagina c’è scritto che manca la traduzione, perché riempite questo settimanale di scarti di produzione quando potete benissimo metterci solo le fantastiche storie del passato che è tutto quello che vogliamo?

2

Paperinik contro… Capitan Paperopoli (2013)

Terribile sia nella trama che nel modo di disegnare tutto squadrato. Una trama troppo fuori dalle righe. Mi piace la normalità nel modo di disegnare e nella trama che con le dovute varianti rimane un porto sicuro. Qui è tutto sbagliato.

3

Paperinik e il superconvegno (1998)

Anche se all’inizio sembrava poco interessante con altri supereroi di altre città poi ha ingranato molto bene diventando divertente e anche nostalgica proponendo quel modo di fare le storie senza fronzoli e dirette al punto del divertimento senza riferimenti alla realtà ma totalmente proiettate ad intrattenere il lettore.

4

Paperinik e l’ospite (s)gradito (2004)

Un’altra storia azzeccata, ancora con un modo di fare diverso da quello moderno, e quindi migliore. Paperone impone a Paperino due ospiti complicati. Il finale è originale e divertente e sorprendente. Perfetta.

5

Paperinik, uno strappo alla regola (2002)

Spiritosa e divertente, intrattiene il lettore senza pensieri. Lo stile è quello di Topolino, piacevole e rilassante e in grado di farti sorridere tenendoti compagnia senza fronzoli inutili.

6

Paperinik e il grande Jake (1995)

Fantastica, una grande annata. Leggere queste storie è davvero un piacere e siccome ne avete tante di queste tenetevi per favore quelle schifezze inedite e dateci più storie degli anni 90 quando gli autori erano grandiosi.

7

La leggenda di Paperinik (1995)

Questo numero era iniziato un po’ male ma si è concluso in bellezza con un’altra storia del 95. I modi di scrivere e disegnare erano spensierati e sapevano divertire tutti quanti. La trama è avvincente e lavorata, spiritosa. Perfetta.

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Panino al prosciutto di Bukowski: bizzarro 

È difficile dare un giudizio a questo libro che mi ha un po’ spiazzata, ma in modo piacevole, tranne per una cosa. Non avevo mai letto questo autore e ammetto che sono rimasta così tanto affascinata dal suo modo di scrivere che ho la necessità di leggere qualcos’altro di suo.

Il romanzo non è niente di speciale ed è proprio questo che lo rende potente, insieme al modo di scrivere diretto e non abbellito, un modo di scrivere che non ha paura di usare parolacce e un gergo colloquiale da strada.

Il libro segue le vicende di un ragazzo che si chiama Henry, lo pseudonimo dello scrittore, e può essere considerato un romanzo di formazione, anche se si ferma in modo abbastanza improvviso intorno ai 20 anni. Non c’è una conclusione trionfale, non c’è il raggiungimento di un obiettivo, Henry parte povero e resta tale, anzi parte con una famiglia e rimane senza perché i genitori lo mandano fuori di casa. Qualsiasi cosa viene descritta con un tono crudo e diretto. Ho adorato il suo stile privo di peli sulla lingua, non c’è la necessità di abbellire, ma la concretezza lo rende vivo e credibile.

L’unica cosa che non mi è piaciuta, e che anzi mi ha dato fastidio, è una vicenda che non starò a descrivere legata a un gatto, che per quanto viene sfumata, non avrei voluto leggere, soprattutto poi considerando che l’autore adora i gatti.

Il romanzo scorre, rimani affascinato dalla bruttezza di quello che viene raccontato, dai rapporti tra le persone che rimangono veritiere e allucinanti. È un ritratto di un periodo storico complicato che il protagonista vive senza illusioni e aspettative ed è proprio questo che ci piace. Il protagonista non ha nessuna ambizione e il suo atteggiamento disilluso forse gli permette di sopravvivere meglio dei suoi coetanei.

C’è una curiosità legata al titolo. Innanzitutto non posso fare a meno di sottolineare come proprio il titolo mi ha attirato alla lettura, l’ho trovato irresistibile. Lo scrittore lo spiega così:

«Il titolo è “Ham on rye”, Sandwich di prosciutto su pane di segale. Capisci, tu dai un morso, io sono il prosciutto»

Il titolo del romanzo fa riferimento anche al titolo originale de “Il giovane Holden” (The Catcher in the Rye) di J. D. Salinger. Entrambi i romanzi sono autobiografici, narrano in prima persona le vicende adolescenziali del protagonista. A parte questo, però, trovo impossibile paragonare questi due romanzi. Ho sempre amato Holden e per quanto il modo di scrivere sia semplice, Holden è riuscito a diventare un cult, mentre questo, forse a causa dell’eccessiva sfrontatezza, rimane per un pubblico più ristretto.

Concludo con due citazioni:

Non mi piaceva nessuno in quella scuola. Penso che lo sapessero. Penso che per questo motivo io non piacessi a loro.

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Comunque era bello leggerli tutti quanti. Faceva capire che i pensieri e le parole potevano essere affascinanti, anche se inutili, alla fin fine.

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Topolino 3571 🐭 storie astruse

Tre storie in croce e non ce n’è una normale.

Dato che Topolino vuole vendere il gadget dei castelli di plastica, hai ideato una storia di due episodi con un castello accompagnata da un servizio sui castelli. Quando fanno così si sente e ne risente la creatività che viene forzata in una direzione non necessaria.

Inutile dire che la vignetta iniziale è patetica, come il muro di parole che parla del castello poi c’è l’agenda settimanale che non fa altro che aumentare la pubblicità… Non mancano i giochi per deficienti.

Ma che ci facciamo di sei pagine sulla reggia? Uno sta a leggere i fumetti e si trova una guida turistica, ma che vi prende? Topolino è fatto di fumetti non di tutte queste pagine spazzatura.

Sei pagine che parlano delle prossime uscite in edicola, tutta pubblicità.

Persiste il maggiordomo moralista: chi è del tutto presente sa quando sparire. Ma non vi rendete conto delle cazzate che dite? Forse è meglio che mettere da parte queste storielle da quattro soldi spacciate per pillole di saggezza. E poi non la consideriamo una storia questa, troppo facile.

1

PAPERINIK IN: TRAPPOLA AL CASTELLO, 2 episodi

Carina, bei disegni anche se forse un po’ troppo carichi però non fastidiosi. Peccato che questa storia è stata ideata solo per accompagnare il gadget castello che Topolino vende, infatti il castello nella storia non c’entra niente. Ovviamente è seguita da un servizio di ben sei pagine sui castelli di cui non ce ne frega assolutamente niente.

2

TOPOLINO E LA SPECTRALIA ANTARTICA, episodio 2 di 3

Non se ne può più di questa storia che è un mix di banali cliché. Ovviamente non è neanche finita. È pure soporifera. Ci hanno messo in mezzo Atlantide e quel personaggio inutile (l’archeologa) che non fa niente. Troppa roba organizzata malissimo. Fate le storie normali.

3

BLUE PEAKS VALLEY UN GIORNALISTA

Non ce n’è una normale. Adesso questa nel West. Poi ditemi perché Paperone parla da solo descrivendo quello che deve fare?! Paperone bara nel test e si sente in colpa. Che cazzata. Storia senza capo né coda e anche moralista.

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Paperino 527: bello tranne la storia inedita

La storia inedita rovina questa raccolta. Se si tratta di storie vecchie, tenetevi queste inedite che sono orribili. Sono improponibili.

Il resto è perfetto, adoro il ritorno al passato. È molto meglio di Topolino, (quasi) niente pubblicità, niente rubriche e cazzate, e niente posta dei lettori.

1

Calma assoluta (inedita)

Sempre peggio. Un altro ripetersi della situazione già proposta nei due mesi precedenti: Paperino è nei guai e chiede aiuto a un bruttissimo genio che esce da un’applicazione sul telefono. Sempre la stessa solfa. Basta con questi cellulari, dateci le storie vecchie, tenetevi quelle inedite che se sono inedite un motivo c’è: non ve le hanno volute pubblicare. Poi i colori stracarichi sono uno spreco di risorse di cattivo gusto.

2

Paperino e il super colossal (1981)

Bene! Negli anni ’80 sapevano come scrivere le storie su Topolino (1347). Ci sono anche gli aborigeni dipinti nel solito modo antiquato ma indicativo della mentalità dell’epoca.

3

La PIA e i segreti della ZIA (2011)

Per quanto le vicende della PIA non mi entusiasmano particolarmente, trovo queste storie piacevoli e mille volte meglio di quelle schifezze inedite che ci propinano da un po’. Una cosa: papernet non si può sentire, lasciate internet! Purtroppo sono andati avanti con questa idea assurda fino ad oggi.

4

Paperino e il quadro della discordia (1996)

Finalmente si respira un po’ di aria degli anni ’90. Divertente e ben costruita. Perfetta.

5

Zio Paperone e la scoperta della terza età (2002)

Molto ingegnosa e spiritosa. C’è anche un discorso di base interessante anche se forse troppo economico realista. In ogni caso, lo stile spensierato degli anni ’90 era ancora presente.

6

Paperimaco e la statua a sorpresa (2014)

Insomma, questa non mi è piaciuta molto. Ancora non la chiamavano Mitologia Papera ma è quello che è. Nonostante tutto, mantiene una certa leggerezza tipica degli anni passati che la rende abbastanza piacevole e divertente.

7

Zio Paperone e il pessimo affare di cuore (2001)

Lunga ma non noiosa, molto spiritosa e ingegnosa, buona struttura e originale. Perfetta, ottima annata, magari le storie su Topolino fossero ancora così, semplici e incisive.

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Il buio oltre la siepe: pensavo meglio

Ho sempre sentito parlare di questo libro. All’inizio non sapevo di cosa trattasse, poi, dopo aver visto il film “Truman Capote – A sangue freddo” (Capote, 2005) in cui appariva la scrittrice e il tema del libro, ho capito l’argomento. Leggendolo, ho capito che mi ero fatta un’idea completamente sbagliata e, ad essere onesti, avrei preferito che fosse come pensavo: un caso in tribunale con tutte le tragedie che ne sono conseguite. Invece, mi sono trovata di fronte ad un punto di vista detestabile, quello di una bambina di nove anni. Ho fatto fatica ad accettare quel modo di parlare infantile e saputello. Non si sopporta. Posso capire la scelta di una visione “pura”, ma effettivamente la scrittrice non ha nove anni e quindi è tutto artefatto e moralista. Ma certo, il problema viene messo in chiaro, l’estremo razzismo dell’epoca che tutti conosciamo, solo che il caso è troppo decentrato. Il punto di vista della figlia dell’avvocato è troppo lontano dai fatti, troppo ignara della realtà effettiva anche se traspare, ma così è tutto sbiadito, sappiamo tutto di come giocano lei, il fratello e un amico ma emerge troppo poco dell’episodio razzista di cui ci vuole parlare. Tutto si capisce, ma niente è enfatizzato.

E se il punto di vista fosse stato quello dell’avvocato? Più potente, incisivo e realistico. Quei bambini erano detestabili, non li sopportavo più.

L’unica cosa interessante di questo libro è la visuale dell’epoca fornita con la descrizione delle vicende. Eppure è interessante, ma non troppo, detesto per esempio leggere di cani rabbiosi fucilati. Ok, succedeva, ma è un fuori tema totale. Il fatto è che il libro va sempre fuori tema e quindi il caso portato in tribunale resta vago.

Macabro il titolo in originale, “To Kill a Mockingbird”, spiegato a pagina 307: “Paragonava la morte di Tom alla strage insensata di uccelli canori da parte dei cacciatori e dei bambini”. Ok, ha senso, ma non mi piace, se avessi preso il libro in inglese non lo avrei mai letto con un titolo del genere.

In italiano invece il titolo fa riferimento a tutta la questione di Boo, il tipo recluso in casa, forse la parte più bella e intrigante del resto della trama che è ormai scontata. Purtroppo Boo con la sua vicenda si disperde in tutto quel parlare a vanvera di questa tipa di nove anni che si dilunga su vicende barbose e con un tono sostenuto da so tutto io. Da farsi rizzare i capelli. Peccato, avrebbe potuto essere meglio, ma forse sono io che non ci capisco niente, piace a tutti ma non a me, pazienza.

Comunque, è sempre meglio parlare di razzismo così in modo più o meno aperto che con tutte quelle mosse falsamente ideologiche che oggi prendono il nome di inclusività. Almeno questa scrittrice ha affrontato il problema in modo diretto invece di fingere di farlo appoggiandosi al marketing come fanno oggi i produttori di serie e film.

Citazioni:

Risposi che ero molto contenta, anche se era una bugia, ma in certe circostanze uno è costretto a dire le bugie, e sempre deve dirle quando non può farci niente.

167

A Maycomb, se uno andava a fare quattro passi senza uno scopo preciso, veniva subito giudicato una persona incapace di avere le idee chiare.

192

Paragonava la morte di Tom alla strage insensata di uccelli canori da parte dei cacciatori e dei bambini,

307

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Topolino 3547: uno dei peggiori 

Un numero senza arte né parte, tre storie in croce e tutte spezzettate. Non ce n’è una che si salva, davvero terribili. Difficile capire quale sia la peggiore.

Per il resto, la solita solfa.

6 pagine con la guida di Topolinia, l’idea poteva essere carina ma è noiosa.

2 pagine con la solita inutile agenda settimanale.

6 pagine su Mr. Rain, ma dai! Tra le pagine ci sono anche due storie mono pagina che ritraggono Mr. Rain in versione papero che si chiama Mr. Piogg… che tristezza, ma perché non Mr. Pioggia? Comunque se ne poteva fare a meno.

Poi le solite barzellette per dementi e il tutorial per disegnare Paperino.

Ci sono 2 pagine per pubblicizzare un gadget, quindi altra pubblicità.

Infine, una storia monopagina su Paperina, carina, la migliore, sì, di questo numero disastroso.

1

Topolino e la profezia del cavaliere scarlatto, ep. 3 di 3

Noioso e prolisso, non ho letto gli episodi precedenti ma come sempre dà l’idea di storia annacquata per spalmarla su tre numeri. Sembra la brutta copia di un fantasy visto troppe volte.

2

Ritorno a Ducktopia – Ep. 2 di 4: l’imperatrice dei fiori

Ho già letto gli altri episodi e ho disprezzato questa saga trita e ritrita, proposta in tutte le salse finché non sa più di niente. Anzi, resta un sapore di ridicolo. Bocciolo è brutta, ha un testone assurdo e un naso enorme. Peggio di così non potevate disegnarla.

3

Cornelius, la fattoria dei bambini, 2 episodi

Orribile! Bambini, sorelline, fratellini… ma che roba è? Non vorrei leggere queste storie su Topolino. Non dovete fare altro che attenervi al classico, invece qui siamo nel 1804 e parlate di trapper e blizzard? State male. Poi la trama spalmata su due episodi è così sciatta che ho faticato ad arrivare alla fine. Detestabile. Lasciate perdere.

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Persone normali – un po’ spente 

Boh. Non sono sicura se mi è piaciuto o no, l’ho riascoltato e ancora non posso dire di essere soddisfatta da questa lettura. C’è qualcosa che non mi convince. Ho trovato originale e accattivante il modo in cui è stato scritto, quello mi è piaciuto molto, così come il tono con cui è stato letto. Eppure la trama non mi coinvolge né convince del tutto, i personaggi sono credibili ma mancano di vitalità. Forse è anche la storia che rimane piatta dall’inizio alla fine, tanto che appena finisce mi viene da dire: e allora?

Ciò che più mi infastidisce è lei, Marianne, non la sopporto, snob, vittima di tutto e anche di sé stessa solo perché non ha mai una vera passione. Ok, è credibile ma insopportabile, la detesto. Le sue manie sono tanto assurde quanto artefatte. Le piace farsi picchiare quando a casa il fratello già lo fa? Boh. Sembra una tragedia forzata che poi si risolve senza problemi. È una donna senza qualità come tante altre, non è scontata ma avrei preferito qualcosa di più nella sua costruzione, non so cosa ma in fondo la scrittrice non sono io.

Connell è già meglio ma anche la sua improvvisa depressione risulta posticcia. Dato che non ha risposto al messaggio di un amico che è morto, va in depressione? Bah. Anche il modo in cui la risolve è assurdo e per niente credibile, ciò significa che non era depresso.

C’è un funerale che è solo un riempitivo. Mi piacciono le brevi descrizioni d’effetto che fa ma a volte ma non basta creare situazioni a caso. La storia si trascina e potrebbe andare avanti all’infinito e infatti finisce all’improvviso con una specie di “e vissero tutti felici e contenti”. Quindi tutto quell’essere realistici non funziona più soprattutto quando dice “Le persone possono veramente cambiarsi a vicenda”. Ma davvero ci credi? È una gran cazzata. Nessuno cambia, mai. Il libro ha fatto cambiare (peggiorare) entrambi per poi risolvere i loro assurdi problemi.

I personaggi sono ben costruiti ma non hanno quella scintilla di vita che solo la scrittrice poteva infondere in loro, mettendo nella trama qualcosa di lei.

La copertina è orribile, fastidiosa, Marianne è brutta come nel libro allora forse la copertina rende l’idea di come è fatto il libro: poteva essere meglio.

Citazioni:

Quella sera Connell è andato a casa e si è riletto gli appunti che aveva preso per un nuovo racconto e si è sentito in corpo il vecchio battito del piacere come quando assisti a un gol perfetto, come la danza frusciante della luce tra le foglie o le note di una canzone dal finestrino di una macchina che passa. La vita regala questi momenti di gioia nonostante tutto.

Le persone possono veramente cambiarsi a vicenda.

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Topolino 3570 🐭 sciatto

Un numero sciatto, per fortuna quella bruttissima saga delle streghe è finita ma ne inizia un’altra. Le altre storie sono fatte in modo così stanco che non piacciono nemmeno a chi le scrive, e sono pure infantili.

La vignetta iniziale fa la moralista, il capo sa solo lui quello che scrive. Poi l’agenda settimanale rappresenta le solite due pagine da buttare. Carino il tutorial per disegnare Archimede.

Tre pagine di giochi cretini e una di barzellette demenziali: come buttare via quattro pagine.

Nelle ultime pagine Topolino si supera per quanto diventa assurdo: 4 pagine che parlano di una storia nel prossimo numero che ha a che fare con un castello. Guarda caso poi ci sono ben 6 pagine che parlano di un castello venduto a pezzi con i prossimi numeri. Insomma marketing estremo.

Per concludere un’altra storiella melensa del maggiordomo moralista scritta sempre da quel tipo, ormai l’hanno assunto. Ma come si fa a dire certe cazzate: “”Il tempo della felicità esalta chi la vive… e confonde tutti gli altri!!” Quindi? Tutti ’sti punti esclamativi poi, bah.

1

TOPOLINO E LA SPECTRALIA ANTARTICA – ep 1 di 3

Inizia questa saga e gli sceneggiatori guardano troppo Netflix, ora si fa come le serie: un pezzetto e poi il titolo. Bah. I cattivi si chiamano le “lepri viola”, ma quanto è infantile tutto ciò? Poi Atlantide, una storia trita e ritrita, basta. Campioni di ghiaccio inviati in una cassa! Certo. Comunque la trama con la nave nei ghiacci non era male ma è rovinata dai cattivi patetici e dal fatto che si tratta di una serie con tema principale Atlantide, era meglio puntare a qualcosa di originale. Infine l’archeologa Tost è un personaggio inutile, brutto e ridicolo. Se ne poteva fare a meno, Pippo e Topolino funzionano bene (meglio) da soli. Inoltre spezzare la storia in più settimane la indebolisce, essendo già piuttosto blanda.

2

IL MONDO DI GHIACCIO – AMELIA OCEANICA CONTRO LE STREGHE VULCANICHE – ep 4 di 4

Finalmente è finita! Non se ne poteva più. Una trama diluita in quattro settimane, contorta e per niente originale, noiosa e prolissa, che non ha niente a che fare con quello che era Topolino. Si intuisce un certo tentativo di voler fare qualcosa di diverso, ma è lì che sbagliate, state sul classico, quello è Topolino.

3

ZIO PAPERONE E IL RISPARMIO IN BOLLETTA

Carina ma corta, ogni volta che fanno un classico non riescono a fare qualcosa di decente.

4

GLI ALLEGRI MESTIERI DI PAPERINO – SERVIZIO COMPRESO

Meglio ma mediocre. Va bene lo stile e il ritmo ma resta inconcludente.

5

LA CASA DELLE STORIE – QUI, QUO, QUA E L’AVVENTURA IN ARCHIVIO

Trama per bambini dell’asilo! State scherzando spero. L’unica nota positiva è che Qui, Quo e Qua non fanno quei ridicoli teenager ma sono normali in veste di GM. Ma eccoci nelle trame riciclate: si va in una città e c’è un antico manufatto nascosto da ritrovare. Ma quante ne avete fatte ormai di storie così?