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nur unnütze Dinge

Dolenti note di Claudia Creg – Dolente Lettura 

Questo libro è ridicolo. L’ho letto perché mi è stato regalato. È scritto da due professoresse sotto uno pseudonimo, e hanno fatto bene! Sin dall’inizio, sembra un’idea vecchia che cerca di essere nuova, ma non c’è mai naturalezza in ciò che scrivono. Ho l’impressione che queste professoresse, che credo abbiano circa almeno cinquant’anni, si sentano vecchie perché non fanno altro che confrontarsi con i loro studenti. Se questi studenti leggessero ciò che hanno scritto, le prenderebbero in giro così pesantemente che non vorrei essere nei loro panni.

Il libro parla di una professoressa di italiano di Senigallia che lavora a Mantova e incontra un uomo con cui interagisce. Ho avuto l’impressione che queste professoresse, vedendo gli studenti appassionati di libri Young Adult come “After” o altri più recenti, abbiano deciso di imitarli senza riuscirci. Questo modo di scrivere è tutto incentrato sulle storie d’amore.

Purtroppo, la protagonista è sciatta, noiosa, senza passioni e senza nulla di interessante, e per questo è credibile come persona anche se da essa non emerge la personalità di queste due professoresse. Ed è proprio qui che hanno sbagliato, hanno cercato di essere giovanili quando è la prima cosa da non fare per non sentirsi fuori luogo. Anche io noto che i giovani sono completamente diversi da me, ma non me ne importa, non voglio essere come loro, voglio essere come me stessa. Se queste professoresse avessero cercato di essere loro stesse, mettendo le loro vere passioni in questo libro, sarebbe venuto fuori qualcosa di decente e non così scontato, banale, inutile e noioso.

Ho l’impressione che queste due autrici siano sposate e vogliano immedesimarsi in una persona all’avanguardia che cerca l’avventura con un uomo al volo, ma fanno ridere.

C’è una brutta e caotica punteggiatura per i dialoghi, che restano confusionari. I dialoghi vengono presentati come elenchi.

I capitoli sono brevissimi e stiracchiati, come tutto il libro, che resta solo un’idea abbozzata e per niente sviluppata da nessuna delle due.

Capitoli con numeri romani? È chiaro che siete delle professoresse anche da questo.

Il libro inizia in prima persona singolare, poi ci sono delle descrizioni in terza persona di un narratore esterno, poi si comincia anche con la prima persona singolare dal punto di vista di lui, che dura poco.

Addirittura, ci sono capitoli che mischiano la terza persona e la prima persona senza soluzione di continuità, rendendo tutto meno lavorato e meno piacevole da leggere. Queste alternanze non hanno il minimo senso.

Si capisce anche quando scrive una e quando scrive l’altra perché una scrive sempre “non è che”, e quindi lo dicono sia lui che lei pensando. E poi, perché non iniziare subito dall’inizio con una prima persona al maschile di lui che raccontava la sua storia e non in terza? Mi stupisco che queste siano professoresse di italiano.

Ma ora veniamo alla trama: mi sarei aspettata che due persone si mettessero a scrivere un libro con una trama ben costruita perché in due si lavora meglio, ci si confronta e si evitano anche delle banalità. Queste due professoresse invece sembra che siano salite in cattedra per dimostrare agli alunni che anche loro sanno essere alla moda e intraprendenti, ma hanno sbagliato tutto. Non solo non sono giovani come quelli che vogliono impressionare, ma non sono neanche giovani come questa insopportabile protagonista che vogliono impersonare. Non c’è niente di loro stesse in lei, tranne quelle banalità da professori che ogni tanto vengono scritte. È per questo che la trama è così piatta e sorprendente per quanto è ridicola. 

Tuttavia, anche in una trama come questa, se veniva arricchita, poteva uscire una bella storia. Non mi aspettavo certo un intreccio da multiverso. Il problema è che non ci sono le descrizioni di quello che succede e non si capisce perché succede. Prima, per pura casualità, questa prof incontra uno e hanno una storia, ma la storia non è descritta ma posta subito in secondo piano. C’è la descrizione di un bacio che fa ridere. Poi, questa storia ha dei problemi, ma non si capisce perché, niente viene spiegato. C’è un amante, c’è la fine della relazione e poi questa prof decide di andare avanti e anzi si vendica a parole pure sull’amante, con situazioni improbabili e dialoghi che non esistono.

Già era un disastro e mi chiedo perché si sono volute dare il colpo di grazia entrambe con questo finale improbabile in stile soap-opera da quattro soldi (ma neanche lontanamente “Beautiful”), ridicolo e per niente credibile. Guarda caso, la prof e l’amante si ritrovano in un treno che deraglia! Ma come vi viene in mente?

Infine, una nota sul titolo: “Dolenti Note”. Si spiega nell’introduzione che queste professoresse sono sovraccariche di note che prendono sulle letture su quello che interessa loro e poi quello che scrivono rimane nel digitale, quindi sono note dolenti perché rimangono quasi inutilizzate. Questa parte è stata la più interessante perché forse volevano anche dire che hanno preso appunti per questo libro in questo modo, ma perché dare a un libro un titolo che non c’entra niente con la storia?

È un peccato perché due professoresse avrebbero potuto far vedere ai propri studenti una trama interessante e non insipida, scritta grazie a tutto quello che hanno studiato per anni. Le professoresse di letteratura ne sanno parecchie di cose. Invece si sono buttate in questa storiella da quattro soldi che usano per darsi un tono, ma invece si sminuiscono. Forse hanno fatto bene a mettere uno pseudonimo.

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