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Death note. Short stories di T. Ohba e T. Obata – Avrebbero potuto fare molto meglio

Death Note è il mio manga preferito, lo trovo geniale. Gli autori hanno avuto un’idea fantastica e l’hanno sviluppata in modo magistrale. Tuttavia, le storie presentate in questo volume non sono all’altezza delle loro dimostrate capacità e possono essere completamente ignorate. Death Note è un capolavoro con una conclusione accettabile. Tuttavia, tentare di creare nuove storie con personaggi secondari dopo la conclusione della trama principale è un progetto non riuscito bene. La storia principale era stata conclusa con l’intenzione di metterla da parte, e riaprirla suggerisce solo una mancanza di nuove idee, cosa che può succedere a chi ha un’idea brillante come quella di Death Note.

Queste storielle assurde indicano la mancanza di concetti autentici, come quelli che hanno caratterizzato la trama principale. Non ritengo sia una questione di incapacità, quanto piuttosto di non riuscire a dedicarcisi di nuovo come un tempo, a causa del grande successo ottenuto. Questo libretto non sarebbe mai stato pubblicato se non avessero conseguito un tale successo in precedenza. È solo un capriccio, perché sapevano bene che i fan l’avrebbero comprato a prescindere, come infatti ho fatto io.

Una nota di demerito riguardo al formato: è imbarazzante quanto sia piccolo, addirittura più piccolo di altri manga. Un formato che potrebbe andare bene per i Puffi forse. Le vignette sono microscopiche, alcune senza una lente d’ingrandimento non si riescono a leggere, tutto va letto con una lente d’ingrandimento se non volete rovinarvi la vista. Mi chiedo come sia possibile vendere un libretto di questo tipo. Producete qualcosa di un po’ più grande, a questo punto preferisco spendere 10 € pur di riuscire a leggere ciò che c’è scritto. È inutile metterlo in vendita a 7 € se poi non si riesce nemmeno a vederlo! Ridicolo.

1

c-Kira

Insomma, questa storia lascia molto a desiderare. Un nuovo personaggio, fingendosi Kira, emerge solo per sparire rapidamente. Sembra un riempitivo, i personaggi della polizia sono sempre gli stessi e poi abbiamo Near che continua a fare L. Tuttavia, i personaggi non dicono molto, la trama è troppo breve per essere considerata una storia e la raccolta inizia in modo deludente. Dà l’impressione di uno scrittore che non sa cosa fare con i suoi personaggi, che si trascinano verso una conclusione forzata perché lo scrittore non riesce più a proseguire, svogliato.

2

a-Kira

Questa seconda storia è leggermente più articolata della prima, ma potrebbe essere considerata peggiore. Mentre la prima era sciatta, questa è dominata dalla politica che la rende noiosa e lontana da ciò che è sempre stato il manga. L’unico elemento apprezzabile è Ryuk, che resta fedele a se stesso. Il nuovo possessore del quaderno è un ragazzino insopportabile sia per la sua antipatia che per il suo desiderio di arricchirsi. La storia si conclude con la comparsa di una nuova istruzione sul quaderno della morte, e mi ha sorpreso che le istruzioni del quaderno non siano state tradotte in italiano. Capisco che sono state scritte in inglese nella storia, ma se stiamo leggendo in italiano, devono essere tradotte. Il finale è deludente, e ciò che è più spiacevole è il presidente degli Stati Uniti, che, sebbene non venga nominato, è chiaramente T. Per questo motivo, la sceneggiatura lascia molto a desiderare.

3

Strip scarabocchiate 

Queste mini storie possono sembrare divertenti, ma perdono completamente il senso di Death Note. Sebbene alcune siano simpatiche, non rappresentano affatto lo stile autentico del manga. Alcune sono eccessivamente folli mentre altre sono difficili da comprendere. Forse potrebbero essere la parte più riuscita di questa raccolta di tentativi inutili di proseguire con questo titolo, nonostante come dice il titolo non sono niente altro che scarabocchi.

4

Elle – One Day

Una giornata tipica di Elle? Potrebbe essere interessante, ma è descritta in modo superficiale. Alcune stravaganze rendono L ridicolo, quasi come se gli autori si stessero prendendo gioco del loro personaggio. Considerando che questi autori hanno creato personaggi indistruttibili, è strano che vederli ridicolizzare le loro stesse creazioni.

5

Elle – The Wammy’s House

Questa breve storia su L è patetica. Non presenta alcuna costruzione di trama ed è principalmente focalizzata a spiegare la sua ricchezza in un modo affrettato e così breve che è difficile discuterne. Sfrutta il personaggio di L, che è già stato sviluppato, altrimenti queste poche pagine non avrebbero avuto senso; tuttavia, l’impressione è che non abbiano senso nemmeno in questo contesto. Sarebbe stato meglio non scriverla affatto. Sembra fatta solo per riempire.

Taro Kagami 

Se questa fosse stata un sequel invece di un pilota, sarebbe stato un disastro. Le idee principali del quaderno della morte e dello Shinigami sono introdotte, ma il resto non ha nulla a che fare con ciò che sarebbe stato scritto in seguito. La potenza di Ryuk è notevole già da subito, e come pilota è affascinante per alcuni aspetti. È difficile apprezzarlo sapendo ciò che questi autori sono stati in grado di creare dopo. Quindi, pur essendo una storia piuttosto debole, presenta delle idee molto valide e con un enorme potenziale, che fortunatamente gli autori sono riusciti a sfruttare.

Il problema principale è che il destinatario del quaderno della morte è un ragazzo di scuola media; più giovani sono i protagonisti, più noiosa diventa la storia, come è stato dimostrato anche con la terza storia di questa raccolta (a-Kira). Si presenta anche il problema della mancata indicazione dell’anno o del distretto di polizia, scritto tutto con con X o Y, uno stile fortunatamente non mantenuto nel manga originale, dove il contesto temporale e spaziale è sempre ben definito. L’introduzione della gomma per il quaderno è ridicola, dato che la possibilità di far resuscitare chi è stato manipolato dal quaderno rende tutto meno definitivo e quindi più blando, diminuendo la potenza del quaderno. Fortunatamente, sono riusciti a riconoscere la debolezza di questa idea e a non introdurla nella loro opera d’arte.

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