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Due racconti contrastanti di Alice Munro

Non avevo mai letto nulla di questa autrice, ma intendo leggere altro. Non la conoscevo, e quando sono andata in biblioteca per cercare i suoi libri, sono rimasta sorpresa nel non trovarli perché, dato che è morta di recente, tutti i suoi libri erano fuori! Questo comportamento mi fa sempre sorridere un po’, come se uno venisse preso in considerazione solo dopo la morte. Questo è il primo che è tornato e il primo che ho preso in prestito. 

Si dice che l’autrice abbia anche vinto un Nobel. Non ho verificato, ma non ho bisogno di sapere tutto questo per apprezzare la sua scrittura. La lettura di questo libretto è stata molto interessante e coinvolgente. È un volume pubblicato dal Sole 24 Ore, che include due racconti, estratti da una raccolta intitolata “Nemico, Amico, Amante…”.

Le emozioni che ho provato leggendo questi due racconti sono state completamente diverse. Ho adorato il primo e ho detestato il secondo. Tuttavia, non sto dicendo che la scrittrice non ha scritto bene il secondo, ma ho trovato i suoi personaggi insopportabili. Nel primo, invece, mi ha presentato un personaggio tanto simile a me da rimanere affascinata dalla scrittura e dalla trama. Nonostante anche la trama del secondo racconto sia stata costruita alla perfezione, coinvolgeva personalità che trovo insopportabili anche nella realtà. Tutto ciò, però, mi ha permesso di capire quanto sia abile questa scrittrice con le parole a costruire realtà che suscitano emozioni, sia positive che negative.

1

Il ponte galleggiante 

Ho incontrato un personaggio che si trova nella mia stessa situazione, ha il mio carattere e la mia stessa età, e sono riuscita a identificarmi così tanto con lei che questo racconto mi ha, per così dire, folgorato. Ammetto che all’inizio della lettura ero un po’ confusa perché le informazioni non erano presentate in modo ordinato. Piuttosto, erano rivelate improvvisamente, quasi come se entrassimo in un cinema e il film fosse già iniziato. Quindi, il film prosegue secondo la sua logica, noi dobbiamo per lasciarci trasportare e capirlo, riuscendo a comprendere gradualmente tutto ciò che è accaduto prima. Il racconto è breve ma intenso, senza esagerare, rimane sempre credibile dall’inizio alla fine.

La credibilità è stata molto calzante per me, dato che sto vivendo la stessa esperienza della protagonista, Jinny. Lei analizza i comportamenti degli altri, li trova sgradevoli, ma allo stesso tempo, non riesce a fare nulla per sfuggire, è una sensazione che ho provato e che spesso provo. Cerca di parlare agli altri di certe cose che le stanno a cuore, ma gli altri cambiano argomento, ignorandolo. So cosa vuol dire. Le scene della vicenda non sono numerose, ma sono così significative e da me condivise, che ho adorato questo racconto breve, intenso, veritiero e coinvolgente.

Mi è piaciuto il modo in cui si è rifiutata di entrare nella casa degli estranei, preferendo inoltrarsi in un campo di mais. Avendo fatto lo stesso, capisco cosa significhi. Le scene sono semplici ma toccanti, non perché ti inducono a piangere, ma perché ti coinvolgono e ti rapiscono. Inizialmente, il libro sembrava piuttosto ostico, ma man mano che proseguivo la lettura, l’ho trovato sempre più affascinante. Sono stata lieta di aver scoperto questa scrittrice.

Il finale è intrigante e incompleto, rispecchiando l’intera storia che trasmette un senso di incompletezza proprio come è la vita. Questo aspetto la rende ancora più potente.

2

Ortiche 

Non ho apprezzato questa storia. È scritta molto bene, coinvolgente, semplice e realistica, ma le persone presentate mi sono risultate indigeste. Dico persone, non personaggi, perché sono così ben definiti, mai banali, che sembrano persone reali. È come se stessimo parlando con qualcuno che ci racconta la sua storia, tanto che è scritto in prima persona.

Prima di tutto, ci sono riferimenti al passato, dove la protagonista riflette sul suo incontro da bambina con un altro bambino. Il padre della protagonista macellava cavalli per nutrire le volpi e i visoni che allevava, per poi fornirli ai pellicciai. Trovo impossibile apprezzare una storia che mi fa sentire male sia per i cavalli che vengono dati in pasto alle volpi e ai visoni, sia per questi poveri animali allevati per i pellicciai. Questi dettagli, non essenziali alla trama, non erano necessari e mi hanno disturbato molto. Tuttavia, questo non è tutto.

La storia torna poi al presente dove la narratrice incontra di nuovo quel bambino, ormai adulto come lei, per cui aveva provato un’infatuazione, ma che poi non ha più visto. Non mi piacciono i due personaggi e il modo in cui interagiscono. Non mi piace lei con la vita che conduce, è divorziata e vive come una donna sciocca. Lui è sposato e innamorato di sua moglie. Entrambi mi infastidiscono; non c’è nulla che mi piaccia nel loro modo di essere e di comportarsi.

La storia rimane realistica per tutto il tempo, comprese le azioni e le decisioni che tutti prendono. Tuttavia, non riesco ad apprezzare la storia perché non sopporto i personaggi e come si comportano.

La scrittrice ha dimostrato anche in questo racconto di essere abile con le parole e la trama. Tuttavia, l’ha creata in un modo che non riesco ad apprezzare.

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