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Il cammino dei ciliegi di B. Lorenzi – Fingersi esperti di manga 

Premetto che ho preso questo libro in biblioteca e non l’avrei mai comprato. Già dalla copertina si capisce che potrebbe non essere utile. Come si può prendere sul serio un libro che parla di manga quando sulla copertina non c’è nemmeno un manga, ma solo un disegno mal realizzato di una donna? Non è chiaro cosa stia facendo. Poi c’è il titolo “Il camino dei ciliegi, le donne nel manga”. Non sarebbe stato più sensato chiamarlo semplicemente “Le donne nel manga”?

L’introduzione è confusa e non chiarisce chi sta parlando. L’uso del plurale in prima persona è ambiguo: chi è questo “noi”? Tentano di spiegare i manga, ma lo fanno in modo superfluo. Sarebbe stato più utile se l’autrice si fosse presentata; le poche informazioni fornite sui manga sono facilmente reperibili su Wikipedia.

Il primo capitolo inizia con Dragon Ball, ma non riesco a comprendere l’analisi di Bulma presentata. L’ho visto più di vent’anni fa e ricordo tutto ciò che è stato scritto. Tuttavia, l’analisi sembra piuttosto infantile e, allo stesso tempo, inutile.

Il secondo capitolo, intitolato “La rivoluzione queer”, include terminologia moderna popolare sui social media, solo per attirare l’attenzione. In questo capitolo si parla di Lady Oscar, e personalmente non capisco il suo coinvolgimento. Sì, Lady Oscar nasce femmina e viene vestita da maschio dal padre che desidera un figlio maschio… A mio avviso, alcune assunzioni sembrano forzate e le opinioni espresse sono confuse. L’autrice parla in modo vago di vari argomenti, tra cui Oscar, Maria Antonietta e un altro manga che non conosco. Il problema è che, se non conosci il manga, risulta difficile comprendere il discorso.

Il libro poi devia dal tema per discutere di Neon Genesis Evangelion. Conosco l’argomento, ho visto l’anime e noto la deviazione perché il titolo del libro parla di donne nei manga. Sappiamo tutti che c’è una differenza tra anime e manga, e questo anime in particolare non è basato su un manga, quindi è puramente visivo. Se il titolo parla di donne nei manga, non avremmo dovuto discutere di questo anime. Si menziona un personaggio specifico, Asuka, ma mi rendo conto che senza aver visto l’anime, la discussione sarebbe difficile da seguire. Inoltre, non credo che le riflessioni fatte abbiano molto senso: non avrei mai formulato tali pensieri su Asuka. Ancora una volta, la lettura si rivela inutile.

Al quarto capitolo, l’autrice inizia a lamentarsi del fatto che i manga vengono considerati letteratura minore. Non c’è modo di aggirare il fatto che i manga, come i fumetti, non vengono considerati parte della letteratura tradizionale. L’autrice dice: “I manga e gli anime vivono ancora incomprensibilmente lo scherno riservato alla letteratura minore. Non hanno la complessità di Dostoevskij e non sono imprescindibili. Non potrebbero esserci pregiudizi peggiori”.

Chi mai si mette a paragonare un libro a un manga? In Italia, il problema è che i manga sono spesso considerati per un pubblico infantile, come i fumetti. Ma nessuno direbbe che sono letteratura inferiore. La letteratura e i fumetti sono cose diverse, proprio per come si presentano. Non mi offende se qualcuno dice che un’opera come Anna Karenina è più importante di Lady Oscar. Sono due cose diverse che devono essere affrontate in modi diversi. Alcuni preferiranno l’una, altri l’altra. Ma lamentarsi di questo in un libro è ridicolo, forse doveva scrivere un post su Instagram invece che un libro.

Il manga presentato in questo capitolo è L’Attacco dei Giganti, di cui ho sentito parlare ma che non ho letto. Ho deciso di non leggerlo perché sono più di 30 volumi. E questo è proprio il problema dei manga: per leggere una storia, bisogna spendere molto. Questa è la difficoltà principale nella lettura dei manga, poiché la storia è spesso inutilmente spalmata su più volumi e pochi possono permettersi di leggerne molti.

Ancora una volta, l’autrice cita Dostoevskij in modo dispregiativo. Ricordo che per leggere Dostoevskij basta spendere pochi euro. Gli ebook possono essere acquistati a partire da due euro. Quindi, forse dovrebbe leggere qualche libro di letteratura e paragonarlo lei stessa ai manga prima di scrivere queste sciocchezze.

I manga hanno i loro pregi e i libri i loro. È importante ricordare che l’uno non esclude l’altro. Cosa è letteratura e cosa non lo è? Non importa, l’importante è leggere.

Nel quinto capitolo si discute sulle Clamp, un collettivo che produce manga, tra cui conosco solo Sakura, e solo di nome. Questi manga sono esaminati brevemente uno a uno ma, ancora una volta, non riesco a comprendere l’utilità di questa presentazione. Potrebbe essere più utile e preciso consultare Wikipedia per avere un’idea della lunghezza e della trama, per capire se questo manga potrebbe interessarci.

Discuterne in questo modo non ha molto senso. Inoltre, non riesco a identificare il tema ricorrente della donna. Qual è il significato del cammino dei ciliegi? Non c’è l’evoluzione di un tema perché ogni manga ha la sua storia e i suoi protagonisti, che possono essere femminili o maschili. L’autrice parla di questi personaggi e di cosa succede loro solo a grandi linee. Non c’è un filo conduttore che unisce queste donne selezionate. Si discute solo di alcune donne nei manga, ma non c’è un tema centrale.

Nel sesto capitolo si discute del manga Nana e di un altro dello stesso autore. Conosco Nana perché ho visto la miniatura dell’anime su Netflix, ma non l’ho mai guardato. Non so nulla dell’altro. Piuttosto che analizzare le ragazze e le donne protagoniste, l’autrice fornisce un tipo di riassunto della trama. Se si intende guardare l’anime, non è consigliabile leggere questo riassunto. Per quanto riguarda Nana, ho dato una letta molto veloce. Potrei decidere di guardarlo, visto che è disponibile. Ma anche se non lo fosse, perché dovremmo leggere un riassunto di una trama?

Il settimo capitolo, dedicato allo studio Ghibli, è molto ridotto e confonde ancora una volta i manga con gli anime. Questo capitolo è scarno e avrebbe dovuto essere evitato.

Nell’ottavo capitolo si discute di alcuni manga, tra cui One Piece e Naruto, che conoscevo solo di nome e che non mi hanno mai interessato. Si parla di questi in modo più o meno approfondito, insieme ad un altro di cui non so nulla. La scrittura rimane caotica e non riesco a trarre informazioni utili.

Siamo arrivati a metà. Dopo ci sono altri capitoli con altri manga di cui non conosco neanche il titolo. Trovo la scrittura dell’autrice noiose, incomprensibile e controproducente. Se voglio conoscere la trama, la leggo su Wikipedia dove è più ordinata. Tuttavia, di solito non leggo mai le trame, non si sa mai, un giorno potrei avere l’opportunità di leggere l’opera.

Ecco che viene menzionata Rossana, un manga che è diventato anche un cartone animato per noi italiani. Subito arriva una frecciata: è stato censurato da Mediaset. È noto che Mediaset ha spesso modificato i cartoni animati, ma va detto che solo grazie a Mediaset, negli anni ’80 e ’90, abbiamo potuto godere di molti anime, senza nemmeno sapere che erano anime. Li chiamavamo cartoni animati e li guardavamo di pomeriggio, con Cristina D’Avena che ne cantava le sigle. Non dovresti lamentarti di cose di cui non sai nulla. Certo, alcuni sono stati modificati, ma non tutti. Sinceramente, preferisco averli visti in questo modo piuttosto che non averli avuti, perché negli anni ’80 e ’90 le cose erano molto diverse. Tu, che dici di essere nata negli anni ’90, non puoi nemmeno capire quanto ti sei persa.

Un po’ di aria fritta anche su Fujiko di Lupin, la conosco da sempre e ho visto tantissime puntate del cartone… Non so, ma leggere le impressioni della scrittrice mi sembra irrilevante. Si parla anche di altre donne sexy che non conosco.

A un certo punto si discute anche di Death Note, il mio manga preferito e uno dei pochi che ho letto per intero, forse l’unico. C’è anche un personaggio femminile importante, Misa. Quello che ha scritto potrei averlo scritto io. Questo mi fa capire che se non conosco un manga, leggere l’autrice che ne parla è controproducente perché rivela aspetti della storia che vorrei scoprire leggendola. Se invece lo conosco, mi dice solo quello che già so. Questo mi conferma che questo libro è vano; sembra scritto da una principiante, nel senso che chiunque avrebbe potuto scriverlo, con l’aiuto di Wikipedia. Infatti, non c’è nemmeno una bibliografia, il che significa che le informazioni ottenute sono derivate in parte da ricordi e in parte da Wikipedia.

Nel capitolo 14, c’è un’intervista con una cosplayer, ma qui stiamo deragliando e andando ancora fuori tema. Chi se ne frega della cosplayer. Nel capitolo 15 si parla di Sailor Moon, che non ho mai letto ma solo visto. Non mi ha sorpreso trovare l’uso del termine “inclusivo”, tipico dello stile di scrittura dei social network. Inoltre, l’autrice afferma che gli USA hanno fallito quando hanno creato i Power Rangers per imitare Sailor Moon. Quando si fa un’affermazione del genere, è importante citare le fonti. Ho consultato Wikipedia e ho scoperto che i Power Rangers non sono affatto falliti, infatti sono stati acquisiti dalla Hasbro nel 2018. Inoltre, Wikipedia afferma che i Power Rangers si sono ispirati al franchise giapponese Super Sentai, una serie di film in cui squadre multicolori lottano per la pace mondiale contro forze extraterrestri o demoniache. Questo genere ha influenzato anche altri prodotti animati come Sailor Moon. Quindi, dopo aver fatto una ricerca, ho scoperto che nel libro c’erano due errori in una singola frase.

Infine, ci sono ringraziamenti così melensi che diventa difficile leggerli. Tuttavia, va detto che l’autrice ringrazia anche coloro che sono riusciti a leggere il libro, cosa non scontata. Inoltre, scopriamo che ha scritto questo libro su richiesta dell’editore, quindi non c’è spontaneità: è solo un incarico di marketing. Le tematiche femminili sono attuali, vanno di moda, l’editore vuole pubblicare qualcosa sulle donne e vi inserisce i manga. 

Ho scoperto che questa autrice non scrive libri di professione, ma si definisce una Content Creator e una modella. Forse è più abile in queste due attività, ma non posso dirlo con certezza perché non la conosco e non mi interessa conoscerla, mai sentita nominare. Tutto ciò, però, mi fa capire perché questo libro sembra scritto come un post di Instagram.

Un progetto fallito, che non ha senso e che è sbagliato fin dalla copertina inguardabile. Tuttavia, non mi ha sorpreso, è stato proprio come me l’aspettavo.

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